Il lago che non c'era

02.04.2019

Nel silenzio della notte, quando puoi aprire la mano e far sgorgare una intera via bianca di luce, lasciamo i luoghi comuni e camminiamo nel cuore fitto della Galassia. Io ti posso guidare, perché ho ali che riuniscono più Cieli, e ora che mi chiami per nome, posso mostrarti che dentro la densità del tuo corpo si nasconde un'alba liquida capace di travolgere ogni barriera della mente.

E quando mi raggiungi, nei tuoi occhi senza più specchi, sento ancora il suono freddo delle tue ferite insinuarsi tra i nuovi ritmi della nostra rinascita. E' un'aritmia nel tuo passo, un accento nel tuo canto. Io lo amo, questo voglio dirti, amo il tuo pianto che non si consola, non nasconderlo a me, accoglilo con me, mentre entriamo in quel Cuore vulnerabile abitato da voci alate e da alberi stellari ricoperti del muschio delle mille lune.

Nella spirale che percorriamo fianco a fianco posso sussurrarti quanto sei antica, senza che tu ne abbia timore o presunzione, e posso sfiorarti seguendo il lungo argine tra la luce e l'ombra che percorri con coraggio ogni giorno, a volte zoppicando, a volte cadendo, altre ballando. 

Ci incontriamo sulla chiglia di un vascello più leggero di ogni vento e voliamo verso il lago che prima non c'era. E' un grande cratere nella tua anima che ora è ricoperto di un'acqua trasparente che è viva, puoi parlarle e ascoltarla, puoi bagnarti e unirti a lei, puoi contemplare i disegni che si formano sulla sua superficie increspata dal tuo respiro o pescare le tue perle nei fondali di cristallo. E' perché sei guarita, piccola scintilla di luce, che ora possiamo camminare insieme sulle rive del lago che ha ricoperto una molecola del tuo dolore.