Il sale dei tuoi occhi

06.11.2018

Quanto sale possono contenere i tuoi occhi? Cristalli perfetti che risuonano come onde nel deserto dell'anima. Sedimenti che brillano al chiarore lunare mentre girovaghi senza meta aspettandomi. Quanti granelli di sapienza hai essiccato e raccolto nel bacino profondo dell'iride asciutta, passando come un trampoliere, intere notti a pescare ciò che da sopra non si vede. Quanti bagliori di conoscenza, riflessi di un amore infinito e profondo che hai messo insieme con pazienza uno ad uno come una collana di perle intorno al tuo cuore maturo. Quanti giorni immensi come pozzanghere che riflettono il Cielo hai passato a rastrellare l'aria salmastra che chiami "comprensione"


Capire non puoi se non hai la capienza, se il il tuo vaso non è vuoto, se il tuo passo non è umile. Ma puoi comprendere, perché mi abbracci lungamente e a volte non puoi staccarti, ricevendomi in te anche senza memoria. Mi puoi comprendere perché io non ho confini ma tu sì, allora nella tua apertura e fiducia si aprono tutte le vie verso una terra più luminosa che non si accontenta delle promesse e dei comandi, una terra che può germogliare senza nessuna spiegazione.

Eppure il tuo affanno io non lo posso non ascoltare, non scivola nel vuoto, perché accanto a te ci sono intere saline che brillano alla luce della Luna e che tu non hai ancora scoperto, non lo hai ancora neanche assaggiato.

Ti azzardi, adesso si, ti prendi il rischio senza arrivare al collasso, del lungo respiro che ti distoglie dalla tua grottesca apnea, quando comprendi che non agire è una scelta e che per questa tua scelta ti hanno chiamato umano. Ma l'umanità ancora non conosce il sale delle stelle e cerca surrogati per potersi liberare dalle sciocchezze che dissodano le radici degli spiriti e spinge i cuori verso la desolazione e la mancanza.
Se tu potessi fare posto all'abbondanza che il respiro del Mondo ti porta ogni giorno, se tu potessi diventare più grande, capiresti di più, accenderesti nebulose con la tua coscienza.

Sapere e non sapere è ciò che fa di te un ruvido tronco senza forma o un legno levigato che si ricorda della pioggia che l'ha modellato, del vento che gli ha parlato, del sole che l'ha asciugato.

E tu sai, hai varcato la soglia e ti sei conquistata un posto al di qua dell'ignoranza. Ora puoi testimoniare che i templi in cui ci siamo incontrate sono aperti e si trovano seguendo le tracce di sale che ha lasciato il mare.