Il settimo sigillo

30.10.2018

Sono in cima alla grotta, ti aspetto non ho fretta, tu ed io abbiamo imparato a pazientare e a stringerci quando il Cielo si rovescia e non si accorge della nostra piccola paura. Scorgo i tuoi passi al mattino, sono come i movimenti del gabbiano che ha fame e non sente l'incendio del Sole. Divampa in me l'arsura che conosco quando mi cammini accanto e le nuvole scorrono come giorni sulla mia testa. Appena riesco ad afferrarti entriamo nell'apertura della terra, l'apertura umida è come una bocca da cui sembra inghiottirci Madre Terra. 


Sotto, mi apro a un altro modo di percepirti e posso sentire il tuo respiro che cambia e smuove grandi spaccature in me, piccoli varchi in te. E' il momento di mutare entrambe, tu lasciandoti avvolgere dalle mie piume ed io cantando come un fiume che scorre e che non ha un luogo che non ha un tempo che non ha meta.

Ora che ho toccato l'argilla del tuo cuore non potrai più ignorare il mio silenzio, non potrai spingermi verso quell'ignoto in cui mi lasci cadere, quando non vuoi ricordare. Ora che ho toccato i veli che ti hanno impedito di vedere, potrai guardarmi negli occhi e riconoscermi senza sconvolgerti, senza voler scappare nel tuo lento morire che conosci.

Ci siamo unite e le porte si sono aperte, una ad una, sigillo dopo sigillo fino ad arrivare alla pienezza che solo conosce chi sa bere l'acqua delle stelle, fino ad arrivare al settimo passo,  la danza dell'Essere. E mentre ti svegliavi ti ho dipinta dentro il mio sogno, come un pesce che nasce. Dietro la tua nuca, non c'erano segreti, solo luminose scie che ci hanno riportato in superficie. Al di qua della tua mente, al di là dei miei migliaia di anni.

Ora che ci siamo unite nel ventre della Terra, l'acqua risale la montagna e il Cuore della Terra lo senti battere più forte dietro le ali della libellula che ti guida nella palude dell'illusione.