L’alfabeto che hai dimenticato

31.05.2022

Parlami la lingua antica, quella del cuore che non ha età, quella del movimento silenzioso nel ventre della madre, quando ci siamo incontrate per la prima volta. Tutto è iscritto nella tua pelle di luce, è un alfabeto sottile e senza tempo, ruvido come le venature degli alberi, preciso come i disegni delle foglie, continuo come i cerchi nell'acqua. E' attraverso questa conoscenza condivisa tra la tua stirpe e la mia, che tu ed io abbiamo potuto sentirci vicine, l'una dentro l'altra o l'una che precede l'altra, luce della Fonte o specchio che illumina la notte, fiume che anela di fondersi nel mare o sale sugli scogli che ha sete di pioggia.

Quando gli antichi alfabeti erano le pietre che costruivano i ponti tra il mondo invisibile e il mondo tangibile in te non c'era avidità perché la tua mente non poteva ancora creare l'illusione del possesso. Quei segni infatti potevano contenere l'incommensurabile poiché erano aperti, senza vincoli ed erano intimi. Come lo è il cuore della terra, come lo è ogni alba e ogni stella che si accende sulla tua testa.

Quando gli antichi alfabeti erano il filo con cui tessevi le tue relazioni d'Amore con ogni essere vivente non avevi paura, perché il tuo corpo non conosceva la dissacrazione, la fuga, la menzogna, ma muoveva ogni passo con la meraviglia e la forza della verità.

Quando gli alfabeti antichi guidavano la tua mano non c'era violenza nei tuoi gesti, non conoscevi infatti la privazione, né la cattura, né l'addestramento. In te coltivavi i fiori spontanei che ogni anno ti venivano dati in dono per onorare la tua bellezza, la tua intelligenza brillante e l'istante unico che più non ritorna.

Non erano lettere, non erano disegni, erano suoni che contenevano un'immagine in azione, ossia erano espressioni della luce che viaggia senza sosta creando gli spazi del sogno.

Un alfabeto non è una architettura che crea, piuttosto riflette, riceve e mostra l'incontro tra linguaggi diversi che non è mai riducibile alla Parola.

Verrò a trovarti di notte, quando il tuo cuore è calmo e la tua luce non è dispersa nella mente.

Lì tra le rovine del mio tempio ritroverò, proprio sotto alla tua ultima danza, le prime lettere dell'alfabeto che un giorno ci ha ri-unite.