L'occhio della tempesta

26.11.2019

Quando hai aperto gli occhi, il Cielo si muoveva ad onde come il mare. L'hai visto venire a bagnarti con la sua lingua salata, diceva di conoscerti ma tu non lo potevi ascoltare. Sotto quello stesso Cielo, che tu credevi immutabile, mille notti diventarono una piccola regione nella tua Anima, in cui restasti prigioniera, dove il vento non smetteva di spazzare i sassi, con un boato rauco.

Per quanto tempo sei rimasta ad occhi chiusi, lasciando che il vento generasse in te finti orizzonti e coltelli da affilare? Lasciando fare. Quanto tempo sei rimasta in silenzio, senza proferire una parola di conforto che calmasse quel freddo che non si placava neanche d'estate, senza un gesto d'amore per quell'armatura pesante che ti scavava la pelle e che ormai si muoveva da sola, accompagnandoti come un fantasma a scalare strade vuote. 

Lungo gli argini di quel tempo infinito, ho camminato senza sosta con il mio cavallo nomade. Un cavallo nero che vede nella notte perché ha gli  occhi liquidi e sa piangere in silenzio. Ti abbiamo aspettata insieme alla Luna, che ha tessuto un lungo mantello di lana bianca per scaldarti, mentre cantava ogni notte guardandosi allo specchio per placare la tempesta. Ti abbiamo vegliata, al calore di un fuoco improvviso, chiedendo agli spiriti delle donne albero di venirti a cercare nel mondo invisibile del vento implacabile.

Poi all'improvviso, sotto l'ala dell'alba, abbiamo sentito tremare il bosco. Non era un tremore che veniva dalla terra, era un brivido che scuoteva le radici e arrivava fino all'argine del fiume, dove finisce il tuo mondo e comincia il mio. 

E' sveglia! Sentivo sussurrare intorno, nel crepitio incerto delle foglie di quel mattino senza nuvole.

E' allora che ho visto alzarsi in Cielo una nave che brillava come il Sole, perché il Cielo aveva ricominciato a muoversi come il mare. 

Una pioggia di sale è stato il ponte che ho percorso per venire a onorare il tuo coraggio, con le mani ricoperte del profumo bagnato di muschio.