Prima di Dio

11.05.2021

C'era un grande altopiano da dove potevo osservare il movimento delle ossa della terra, mentre sedevo sul mio trono intrecciato con petali di gelsomino, all'ombra di un grande sicomoro. La luce delle stelle era così intensa che lasciava l'impronta di un disegno in movimento sulla mia pelle di rettile, una mappa da percorrere per ritrovare la perfezione dalla quale venivo. La Purezza senza tempo mi aveva permesso di arrivare dalla mia Stella fino a quella spirale che stava percorrendo il pianeta che respira, nella sua lenta evoluzione, e la meraviglia che dimorava nel mio cuore era un nutrimento costante. 

Di notte trovavo altre creature che come me scoprivano la freschezza delle acque, la voce profonda degli abissi, la costante vibrazione di quella terra che si stava popolando di fiori, di frutti, di pelle, di scaglie. Una pioggia, una cascata, una sorgente, un lago, scorrevo, modellavo, davo alla luce, davo all'ombra, restavo, fluivo e cristallizzavo, mentre il mio cuore si intonava al cuore senza confini dei vulcani. 

I miei passi lasciavano delle gocce d'argento sulle foglie delle immense foreste, che poi si schiudevano quando la luce le amava lentamente, creando un ampio prisma arcobaleno che percorrevano piccoli esseri alati dagli occhi bruni, cercando ancora il loro posto tra il cielo e la terra. Ho osservato intere foreste sollevarsi verso il cielo, scalando uno per uno gli strati della coscienza dell'essere, fino a potersi nutrire di luce.

Tra le mie gambe immense si muovevano le grandi migrazioni di stormi colorati che portavano il caldo o il freddo, che portavano il vento, che portavano il fulmine e le nuvole. Un giorno, tra i miei seni dorati modellai una strada di sabbia, che fosse calda e asciutta dove tu potessi camminare, quando avessi imparato.

Tra gli argini dell'acqua e del fuoco né il bene né il male erano conosciuti, e non c'erano distinzioni tra i passi del sogno e il cammino della veglia. Tutto era sacro, perché tra le creature non c'era una fine né un principio. 

La vita e la morte erano un continuare. Così, neanche quando è arrivato Dio nulla realmente si è interrotto, se non la tua visione del mondo, in cui hai spostato fuori da te la divinità. E i tuoi occhi si sono spenti.