Semiramis

03.01.2023

Quando avevi un trono da cui ascoltavi crescere le palme la tua mente era liscia come il velluto del tuo mantello e non c'era alcun ostacolo tra il passo e il sogno perché eri tu a tessere il disegno. 

 Quel tempo è ancora sotto le tue dita silenziose, è ancora li nel mondo invisibile che vibra intatto e aspetta solo che il tuo cuore sia di nuovo disponibile a ricevere il Cielo.

E proprio ora che non vedi vie d'uscita né limpide acque che accolgano il tuo coraggio cenerino potresti tornare a quel gesto, a quel semplice gesto che muove i mondi come i fusi di un telaio.

Se solo ricordassi che il tuo posto è soprattutto una postura e che il tuo tempo è solo uno svolgimento, un filo d'argento che si dipana tra stelle pazienti.

Ma tu vivi come un'isola circondata dall'oblio e ogni volta che prendi il mare e mi incontri, quando torni, dimentichi.

Questo hai scelto, hai ceduto il tuo regno ai rovi dell'oblio e vestita di stracci ti credi perduta.

Dietro di te vedo arrivare il tuo lignaggio. Ciò che ha svuotato il tuo petto non ha potuto nasconderti per sempre alla saggezza dei giardini senza terra ed ecco che i tuoi fiori tornano per svelarti e toccarti il capo con polline sottile.

Poco lontano il Sole ha gia tessuto il nuovo trono e Ecbatana risorge dalla sabbia.