Il sogno dell'acero

10.10.2023

Nella montagna è dolce dormire, vicino alla riva del fiume sentire ali innamorate passare tra le mie foglie scure e crescere, come cresce la luna, nel silenzio regale del manto azzurro. Io sogno e per questo oggi ti vengo a parlare, benché pochi tra di voi hanno ancora la capacità di udire.

Io sogno, per questo abbraccio con le mie grandi radici la zolla che mi nutre e mi racconta infinite storie di vite che disfano e fanno le trame dell'ineluttabilità. Sono esseri che tu chiami fate, che io vedo come grandi e grosse libellule dagli occhi spettinati e il fare brusco, mentre ogni mattina se ne vanno in giro chiacchierando per il bosco con l'urgenza del fare.

Io sogno, per questo posso invitare i testardi scoiattoli a riposare tra una stagione e l'altra all'interno dei miei nodi che sono diventati nidi. 

Un tempo sapevamo utilizzare un linguaggio anche per comunicare con voi, o almeno con alcuni di voi, che si ricordavano dei nostri comuni antenati e di quando vi accoglievamo dentro di noi.

Cosa ti è successo anima umana che ora vedi solo la superficie delle cose?

E' nella cavità che si nasconde la vita, è nei nodi che vengono scavati i nidi, nelle ferite che diventano tane.

La vita che vedi in superficie è un involucro che si crea grazie a un sogno. 

Io prima di diventare come mi vedi oggi, che ti accorgi di me perché la mia vita si sta rintanando sottoterra e ti mostro il meglio del viaggio che ho compiuto intorno al sole, i più sgargianti dei miei colori e il frutto della mia tenacia, io ero solo un minuscolo scrigno di luce nel cuore umido di Madreterra.

Sognavo di diventare tanto alto da poter bere i raggi delle stelle e tanto forte da poter giocare con il vento.

Ho resistito, ho conosciuto il gelo e il fuoco. E poi il mio sogno è cambiato. Non ho più sognato per me, ho iniziato a sognare i sogni di chi è diventato cieco e si è staccato dalla Madre.

Per questo oggi ti parlo, per dirti che per anni io ho sognato per te, e per quelli che, come te, non mi vedono.

Ora vai e dì a chi ancora si ricorda di noi, di come non siamo mai stati divisi, che l'acero non smette di sognare, neanche quando viene tagliato.