L'altra te
Un filo di Luce ci unisce, attorcigliato, a tratti libero, a tratti doppio e intrecciato come le mani di due amanti. Per quanto tu creda di allontanarti sento che invece si stringe di più qui, intorno a questo mio centro pulsante e liquido che tu chiami Cuore, e finisce per creare un disegno che somiglia a un fiore rovesciato, con le radici nel Cielo. Vai e vieni, mi scopri, ti afferro, scompari di nuovo, emergi, ti dilegui, mi dimentico di te e d'improvviso si apre un varco nella dimensione in cui ci ascoltiamo ed è di nuovo possibile camminare accanto in terre sconosciute. Senza tempo né spazio, solo percepisco il tuo odore.
In questo nostro cammino irto di ostacoli e voluto da creature meravigliose che ci accompagnano con occhi color madreperla, ho imparato ad avere pazienza, a sedermi sulla riva dei giorni e a non giocare con i tuoi mostri, ad onorarti anche quando non mi rimane che una piccola speranza, uno spiraglio di verde al centro del cielo vuoto. Ho imparato ad andare incontro alla tempesta senza vestiti, senza appigli, senza difese, tenendo il filo di luce che ci unisce stretto tra le dita.
Non che mi senta invulnerabile, anzi. Sento una vertigine che muove tutto il mio essere, come quella che si prova in cima alla vetta della montagna o nel cuore di una foresta che ti parla. Una soglia senza ritorno in tre passi: un passo per entrare, uno per lasciare, uno per Essere. E' la nostra antica danza.
Tu che sei me, dall'altra parte del velo che ci tiene separate, un velo di illusioni e di menzogne, mattoni di credenze e pietre di giudizi, che hanno lasciato solchi sulla tua pelle e incurvato le mie ossa, tu che sei me, dall'altra parte delle sbarre che ci hanno tenute piccole, sporche, impotenti, indecenti, interrotte, incomplete, colpevoli. Oggi, "Io che sono te" ci ha liberate, una colomba bianca è entrata dalla feritoia e i falchi si sono dileguati, le mura sono cadute, il metallo si è fuso e il Sole è entrato in ogni parte di quel mondo freddo e senza sogni.
Ora quel filo di luce ci unisce di nuovo, io ho potuto vederti, tu hai potuto riconoscermi, anche se ho ancora la pelle di scaglie e un arco vivente che ho portato per mostrarti la strada che abbiamo davanti.
Sento le tue lacrime bagnare le mie piume e sono presa da tremore per questa nostra intimità, che tu chiami coscienza. Siamo unite, ora, di nuovo, ancora.