Mani antiche

04.09.2018

Si diramano Fiumi dai tuoi pugni chiusi, dove tu vedi strettoie io percepisco flussi da guadare. Allora puoi togliere il mantello con cui hai nascosto la tua schiena e farne un manto d'erba che fa rifiorire le pietre taglienti su cui hai camminato. Quante volte con le tue mani antiche hai intrecciato ghirlande di foglie da regalare alla corrente, con lacrime del colore della notte e una stella che dava il ritmo al desiderio, nella caverna del cuore.

Ci siamo incontrate lì, in quella soglia all'alba, mentre girovagavi cercando un'ombra sotto la quale riposare, senza accorgerti dell'acqua che ti scorreva tra le mani. Certo io ti faccio da specchio e insieme danziamo una musica che solleva le nuvole, ascoltando il respiro delle palme, immense e dorate nella loro solitudine di sabbia. Quei pilastri del cielo li abbiamo dissotterrati scavando con le unghie la fossa dove ci avevano rinchiuso. Così ora guardiamo dall'alto, con gli occhi del falco, il disegno che i nostri piedi hanno tracciato.

I sentieri che si aprono miracolosamente al tuo passaggio sono il frutto di una fitta rete di scambi tra i tuoi sogni e gli alberi, tra i sedimenti d'oro che riposano in fondo ai tuoi abissi e il movimento inesauribile  del sangue della Terra.

Tienimi tra le tue mani antiche che sanno riconoscere il lungo respiro della vita tra le pieghe del vento, fino a dove il navigare si interrompe. Tienimi senza trattenermi, come un Canto che vuole arrivare dall'altra parte del Cielo e liberare le ere intrappolate nel sonno dell'Umano.

Nell'antichità del tuo Essere Puro, che si è creato dal fango e ora è seme cristallo, io vedo il piccolo arbusto da cui è cominciato il bosco.