Ninḫursaĝ
Trema in te l'aria al tramonto, arrivi come onda e poi dissolvi in un attimo ciò che conosco. Un velo
Che si toglie
Una vecchia pelle
Un consumato intreccio di menzogne diventate verità al quale però è così difficile non credere
Per comodità
Per semplicità
Apparente
Non crepita il fuoco, resta muto di fronte alle parole
Date e non date, dette e trattenute, masticate con bramosia,
Ascoltate e non sentite
Alle quali manca l'altra metà
Ti porto l'altra metà mi hai detto un giorno,
uscendo da un covone di vento, con le tue ali che profumano di resina,
E lo sguardo bagnato.
Non posso sostenere i tuoi occhi, ci sono troppe conchiglie che chiamano dentro.
L'altra metà è la terra delle parole, mi dici, porgendomi un fagotto azzurro
Non so se prenderlo Ninḫursaĝ
A volte sono stanca di sentire la realtà che brucia come una ferita aperta sotto l'illusione
Ma tu continui a porgermelo sorridendo
E con pazienza aspetti, con leggerezza aspetti,
Io non invecchio, mi dici.
Dentro al fagotto c'è un canto
Mi si apre dentro come un fiore, appena ne vengo a contatto, si allungano ali ignote sulla schiena
Non c'è catena che non possa diventare canto
Non essere codarda
Ninḫursaĝ non te ne andare
Ho tanto ancora da far nascere